F.I.T.A. Comitato Regionale per il Friuli Venezia Giulia - A.P.S.
F.I.T.A. Comitato Regionale per il Friuli Venezia Giulia - A.P.S.

 

COMPAGNIA  TEATRALE  BARABAN

 

ITALO TAVOSCHI

Cell. 335 8021217

italotavoschi@libero.it

PAOLO ZORATTI

Cell. 349 0929523

p.zoratti@italfiscont.it

PAOLA FERRARO

paolacferraro@gmail.com

Via Duchi d’Aosta 2 33100 UDINE (UD)

compagniateatralebaraban.blogspot.com

 

Nel 1970, per iniziativa del drammaturgo friulano Luigi Candoni, sorge a Udine una nuova Compagnia  con la denominazione di " TEATRO ORAZERO ". A questo nuovo Gruppo daranno la loro adesione molti dei componenti della formazione udinese dei “GIOVANI ATTORI” nata una decina di anni prima. Dopo la scomparsa di Candoni nel 1974 il Gruppo rimane sotto la guida di Italo Tavoschi, che ne sarà anche il direttore artistico e regista stabile fino al 1995. Nel 1982 la compagnia decide di rendere omaggio a Luigi Candoni assumendo la      denominazione di "BARABAN" (dal titolo di una delle sue ultime opere), costituendosi prima in Cooperativa e successivamente in Associazione teatrale.  Queste le tappe principali di una quarantennale attività, realizzata con spirito amatoriale -ma con mezzi espressivi semiprofessionali- da questa formazione teatrale udinese, ad oggi la più vecchia in attività a Udine. Innumerevoli si sono susseguite negli anni le Stagioni teatrali, con serate di letture pubbliche, di laboratori per le Scuole primarie e secondarie della Provincia, conferenze, rappresentazioni in Italia e all'Estero (Europa e Canada), presenza costante nel panorama culturale udinese ed anche in diverse produzioni radiofoniche, televisive e cinematografiche regionali, ma pure nazionali e internazionali. Troppo lungo sarebbe l'elenco delle innumerevoli opere rappresentate, in pubbliche letture piuttosto che realizzate sul palcoscenico. I generi si sono alternati, alla sperimentazione o avanguardia, sono seguiti tempi di riflessione e maturazione con la messa in scena di opere classiche italiane e straniere. Si è passati da Candoni a Beckett, da Jonesco a Dorst, da Osborne all'Aretino, dal Ruzante a Rosso di San Secondo, da Pirandello a Betti, da Goethe a Garcia Lorca, da Eduardo de Filippo a Félicien Marceau, da Goldoni a Ibsen, da Dostojevski a D'Annunzio, da Machiavelli al Nievo, da Gogol a Feydeau, da Tardieu a De Ghelderode, da Faulkner a Sartre, ad Agata Christie,  Erri De Luca, etc., oltre naturalmente agli Autori friulani Zorutti, Negro, Michelutti, Marioni, Chiarcossi, Giacomelli, Gioitti, Gregoricchio, Padre David Maria Turoldo, Pino Roveredo, etc.

Spettacoli che proponiamo….

 

 

IN NOME DELLA MADRE

di E. De Luca (genere intimista, récital)

Regia di Italo Tavoschi. Spettacolo in italiano.

E’ la storia di una donna di Galilea, una ragazza come tante, fidanzata a Giuseppe, falegname, destinata ad una vita di moglie e di madre. Ma un giorno a Miriàm (Maria) appare un angelo e per lei il destino cambia in fretta. Diventa - come dice Erri De Luca - “opera della divinità” che le mette in grembo, senza seme, un figlio, che è suo ma che è anche il figlio di Dio.

 

PADRE TUROLDO FEDE E POESIA

di I. Tavoschi (récital sull’opera di D.M.Turoldo)

Per l'allestimento di "PADRE TUROLDO: FEDE E POESIA", spettacolo-oratorio che la nostra compagnia ha portato in scena dal 1993 su diversi palcoscenici regionali, nazionali e internazionali, abbiamo dovuto circoscrivere il campo di osservazione soltanto ad alcune delle problematiche che stanno alla base della vasta opera poetica del Frate Teologo e Poeta. Abbiamo scelto di trattare argomenti in qualche modo legati al suo essere friulano, la Madre in primo luogo e gli affetti familiari, la  Terra povera degli anni di gioventù, le Sofferenze (Malattia, Morte e denuncia dei Mali dell'umanità in generale e di quelli della sua Chiesa) e, infine, la problematica della Ricerca di Dio. La preoccupazione di "interpretare" l'opera di Padre Turoldo senza alterarne la spontaneità e la sua personalissima forma espressiva, è stata alla base della decisione di inframmezzare la dizione dei suoi versi con la "presenza in voce" dell'autore. 

 

BALLANDO CON CECILIA di PINO ROVEREDO

 

Atto Unico di 80 minuti

 

 

Con “Ballando con Cecilia” di Pino Roveredo, l’Associazione Teatrale Baraban di Udine si

cimenta per la prima volta con un modo “diverso” di fare teatro.

Questa particolare messa in scena, ideata e curata da Manuela Del Piero, si presta, innanzitutto, ad essere rappresentata in qualunque spazio, anche non teatrale.

Un stanzone, sedie per il pubblico molto distanziate tra loro perché gli attori-personaggi, nel corso della rappresentazione, cercheranno un contatto diretto con gli spettatori, che saranno a loro volta coinvolti nelle vicende umane dei protagonisti, rinchiusi da decenni in un manicomio, tagliati fuori dal Tempo e dalla Storia, che, a loro insaputa, scorrono inesorabili al di fuori dalle mura dell’ospedale psichiatrico.

Malgrado l’argomento sia drammatico, il testo e la messa in scena offrono anche momenti divertenti che rasentano la comicità, in una  rappresentazione dove anche la Musica e la Danza trovano il loro spazio. 

 

“Cuant che il soreli al jeve di chê atre bande”

è una commedia brillante di Luciano Rocco (1934/1996), importante scrittore e drammaturgo pordenonese protagonista della cultura teatrale del Friuli-Venezia Giulia dello scorso secolo.

In questa opera, che a tratti echeggia commedie di eduardiana memoria, i personaggi si aggirano per la casa del benestante proprietario terriero Toni, come avvoltoi pronti ad appropriarsi dei suoi beni. Tutti hanno i loro “buoni” motivi per gioire della prossima dipartita del padrone di casa, uno di questi è il figlio Gigi che potrà sposare la ragazza che il padre non approva, poi la moglie che ha una tresca con il medico di famiglia e che finalmente potrà vivere la sua passione alla luce del sole e perfino il vicino di casa ne trarrebbe vantaggio perché non vede l’ora di acquistare il terreno dagli eredi per ingrandire la sua proprietà. L’unica persona su cui egli può fare affidamento è la sua domestica Tilde, fedele e premurosa.

Un crescendo di colpi di scena esilaranti portano ad una conclusione sorprendente, dando a tutti (personaggi e pubblico) la possibilità di riflettere sui propri valori a volte inquinati da avidità e egoismo.

 

 “Folli, sempre folli, fortissimamente folli”

di Roberto Bencivenga

regia di Paola Ferraro

 

Rappresentata con successo in prima assoluta nel 1984 a Roma la commedia in due tempi “Folli, sempre folli, fortissimamente folli” si rifà al genere poliziesco, ricco di suspense e colpi di scena, in cui si susseguono battute spiritosissime piene di sottile e garbata ironia. Si tratta quindi di un giallo molto divertente che si svolge in una casa di cura per malati mentali, in cui una sera viene trovato morto il Direttore.

Avvisati da una telefonata anonima, nella struttura arrivano lo smemorato commissario di polizia Giuliani accompagnato dal solerte sergente Petito. Durante l’indagine essi s’imbattono sulla terribile e temuta Capo Sala Hilde Schulz, che terrorizza tutti gli “svitati” pazienti ospiti della clinica psichiatrica, che verranno a loro volta tutti interrogati. Il dilemma dei due investigatori è: il colpevole è venuto da fuori o è uno degli ospiti della casa di cura?

Saranno proprio i cinque bizzarri pazienti a dare al commissario l’illusione di aver risolto il caso, ma solo alla fine la verità verrà a galla e sarà sorprendente!

 

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